Calabria, anni cinquanta.
Ines ha ormai perduto le speranze di rivedere il marito, dichiarato disperso in Jugoslavia durante la guerra. Gestisce la "Stazione della posta”, unico bar e piccola locanda di Villalba, modesto paese dell'Aspromonte.
Sul finire di un agosto, il rassegnato corso della vita paesana si anima per l'arrivo del furgone dell'Istituto Luce: ci sarebbe stato il cinema, quella sera, ed una insolita voglia di vivere si impossessa della gente. Dopo la proiezione di alcuni documentari della “Settimana INCOM” e di un film strappalacrime, il cognato di Ines, don Ludovico Salemi, offre una cena agli operatori dell'Istituto. Quella notte qualcuno forza il furgone, ma non porta via nulla, e la sera seguente è possibile replicare lo spettacolo: l'ultimo dei due operatori, che il giorno dopo verranno ritrovati uccisi qualche chilometro fuori dal centro abitato, non lontano da un mulino di don Ludovico.
Nella primavera successiva, il borgo viene spazzato via da un'alluvione che fa molte vittime e risparmia solo una piccola frazione a monte del paese.
Vent'anni dopo, nel centro ricostruito, il maresciallo Gattullo, comandante della locale Stazione dell’Arma, si ritrova a ricostruire le ultime vicende della vecchia Villalba, dalla drammatica scomparsa dell’intera famiglia Salemi, alla causa dell’uccisione dei due operatori dell’Istituto Luce, che si intreccia con le vicende della guerra partigiana. Lo aiutano la magàra del paese, una donna tanto bella quanto castigata dal destino, ed una giovane venuta dal nord sulle tracce del proprio passato.
Insieme ripercorreranno il fascino, a volte tribale, di quella terra intrisa del valore del “rispetto” e faranno luce sui misteri degli ultimi giorni di Villalba e del mulino di don Ludovico, tra i fantasmi non sempre benevoli del passato e l’emozione di leggersi dentro.